Ritardo Decreto FER non fotovoltaiche
Il Presidente di ANIE Rinnovabili Emilio Cremona a il Fatto Quotidiano
Ogni giorno che passa è evidente che il settore delle rinnovabili non è ben visto! La confusione fra imprese che operano nel settore e incentivi dati agli investitori non è per nulla chiaro. Tutti considerano la green economy come uno strumento di sviluppo moderno quando fa “comodo” ma poi nei fatti nulla si muove a loro favore . E’ necessario che sia data subito la possibilità alle imprese delle rinnovabili di presentare progetti che possano accedere ai pochi sistemi incentivanti rimasti. Oggi, sono bloccati tutti quei progetti che possono iscriversi ai registri o partecipare alle aste previste dal nuovo Decreto.
Il provvedimento non è affatto idoneo a garantire lo sviluppo del settore, perché non offre un quadro certo e stabile nel medio periodo, dato che l’orizzonte temporale traguarda sino a fine 2016, mentre la disciplina europea in materia di aiuti di stato in ambito energia prevede una pianificazione sino al 2020, e perché si sarebbe dovuto tener in maggior considerazione le potenzialità rinnovabili del nostro paese e le soluzioni più tecnologicamente avanzate. E Parigi è stato decantato come lo è stato un vero successo : perché in Italia si pensa diversamente ?
Riprova , come se ciò non bastasse, è che quanto previsto dalla Legge di stabilità che se andrà ad incidere sul contatore del GSE decreterà la fine delle rinnovabili da subito e in tal caso, anche il Decreto FER non FV morirebbe in culla, in quanto il contatore supererebbe ampiamente il tetto di 5,8 miliardi di euro all’anno non solo nel 2016, ma anche negli anni successivi.
In questi ultimi anni si è registrato un cambio di direzione sulle politiche governative alle energie da fonte rinnovabile. Dopo il fotovoltaico si vogliono affossare anche le altre fonti rinnovabili, ma bisogna capire che il futuro sarà sempre più rinnovabile e ciò di cui ha più bisogno l’industria delle rinnovabili è solo una programmazione che garantisca una gradualità nella transizione energetica. Gli unici che si accorgono di queste incongruenze sono gli operai e gli imprenditori che cessano di produrre.
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