Lettera aperta a Zanonato

CONTINUARE AD INVESTIRE NEL FOTOVOLTAICO NON COME COSTO MA COME OPPORTUNITÀ

27 gennaio 2014 – Il 2013 da poco concluso ha visto la fine dell’erogazione degli incentivi per i nuovi impianti fotovoltaici. Da settembre 2013 il settore deve dimostrare di poter raggiungere la piena competitività senza il Conto Energia. Le associazioni di categoria, che si stanno unendo tra loro all’interno di Confindustria, sono le prime ad esserne liete.

Se il fine di un regime incentivante è quello di avviare un settore industriale, il risultato è stato ampiamente raggiunto: tra il 2008 e il 2013 il costo della tecnologia fotovoltaica si è ridotto del 72% e ora siamo nelle condizioni di valutare l’installazione di impianti in assenza di sostegni. Certo, le aziende del settore sono consapevoli che in alcune fasi i fondi potevano essere gestiti in maniera più lungimirante ed efficiente, ma a chi dice che i Conto Energia e gli altri incentivi alle rinnovabili sono stati un fallimento va risposto con i numeri. Diversi studi hanno infatti dimostrato che il saldo attualizzato ad oggi tra costi e benefici degli incentivi alle rinnovabili è largamente positivo e pari a oltre 50 miliardi di euro (fonti Althesys, OIR AGICI).

Inoltre, se si rapporta il costo sostenuto alla quantità di energia rinnovabile incentivata si scopre che, per una volta, siamo stati più efficienti della Germania: quest’ultima ha toccato il suo picco nel 2011 con 163 €/MWh incentivato di costo medio, mentre in Italia tale valore ha raggiunto il suo probabile picco nel 2012, posizionandosi a 153 €/MWh incentivato. A seguito della fine del Conto Energia e dei nuovi meccanismi introdotti con il DM 6 luglio 2012 che prevedono incentivi più limitati, tale costo medio è destinato a diminuire nel tempo.

Insomma, se ci sono stati errori è giusto evidenziarlo, ma questo non deve in nessun modo permettere ai detrattori di “giustiziare” il settore, cancellando al contempo i tanti risultati positivi e non comprendendo che, grazie agli investimenti fatti, nel settore delle rinnovabili e nel suo indotto lavorano oggi oltre 130 mila addetti, ovvero 130 mila famiglie.

Purtroppo i vari Conto Energia che hanno regolamentato gli incentivi non garantiscono ai lavoratori del fotovoltaico stipendi per i mesi e gli anni a venire e nessuna rendita alle imprese che producono, distribuiscono, progettano e installano componenti e sistemi fotovoltaici.

Per questi motivi, oggi, le associazioni di categoria del fotovoltaico (e delle rinnovabili in generale) chiedono al Governo semplicemente di non commettere ulteriori errori. Vorremmo ricordare al Ministro Zanonato che riportare dati parziali o semplicistici sul fotovoltaico – affermando che ha fatto aumentare a dismisura le bollette degli Italiani – serve solo a mettere le basi per commettere altri errori e per demonizzare un settore industriale che ha la voglia e le potenzialità per continuare a produrre benefici per il Sistema Paese.

Inquadriamo ancora meglio la questione. I primi dati provvisori elaborati da Terna sul fabbisogno di energia elettrica nell’anno appena concluso fanno segnare una flessione del 3,4% rispetto al 2012. Il totale della domanda elettrica in Italia nel 2013 ammonta a 317,1 TWh ed è stata soddisfatta per l’86,7% con produzione nazionale – di cui 56,8% termoelettrica, 16,5% idroelettrica, 1,7% geotermica, 4,7% eolica e 7,0% fotovoltaica – e per la quota restante (13,3%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta (277,4 TWh) è diminuita del 3,6% rispetto al 2012.

Ed ecco le buone notizie. Nel 2013 è aumentata la produzione idroelettrica (+21,4%), fotovoltaica (+18,9%), eolica (+11,6%) e geotermica (+1,0%) mentre la produzione da fonte termoelettrica è diminuita del 12,0% e il risparmio sulla fattura energetica del Paese è stato di 9 miliardi di Euro. Nel 2014, secondo le stime dell’Unione Petrolifera, la fattura energetica potrebbe subire un’ulteriore flessione di 1,7 miliardi rispetto al 2013, in conseguenza della crescita delle rinnovabili. Nel 2013 inoltre il prezzo dell’energia scambiata nel mercato è diminuito fino al 26% soprattutto nelle ore di punta e i prezzi medi di vendita hanno registrato in tutte le zone geografiche un diffuso calo.

Quanto costano gli incentivi al fotovoltaico? Il costo cumulato per gli Italiani è di 6,7 miliardi di Euro. Sembra una cifra spropositata ma confrontiamola con i 9 miliardi di Euro risparmiati grazie al calo della produzione termoelettrica e presentiamola in modo diverso. Ogni Italiano contribuisce con 112 € all’anno alla spesa per il Fotovoltaico. Cioè 9 Euro al mese oppure 30 centesimi di Euro al giorno (un caffè costa di più). Giusto per fare un ulteriore confronto, nel 2012 il mercato dei giochi d’azzardo in Italia ha visto “investimenti” per 94 miliardi di Euro, ovvero oltre 1.600 Euro pro capite mentre i costi sociali e sanitari che il gioco d’azzardo patologico comporta è di 6,6 miliardi di euro annui.

Dal 2005 a oggi sono stati installati circa 550.000 impianti fotovoltaici. Oltre il 90% di questi su tetti residenziali o di piccole e medie imprese creando un effetto trainante anche per il settore edilizio. Ciò significa che moltissime famiglie e imprese hanno abbattuto il loro impatto ambientale e i propri costi di energia grazie al fotovoltaico. Inoltre, possiamo stimare in circa 45 miliardi di Euro gli investimenti realizzati in Italia dal 2010 ad oggi per il fotovoltaico. Tali investimenti hanno creato un gettito fiscale stimabile in circa 12 Miliardi di Euro.

Quanta CO2 abbiamo risparmiato nell’atmosfera? Per semplicità consideriamo che ogni 2 kWh prodotti dal sistema fotovoltaico, si evita l’immissione in atmosfera di 1 kg di anidride carbonica. Con il Fotovoltaico solo nel 2013 in Italia sono stati evitati 9,6 milioni di Tonnellate di CO2 nell’atmosfera!

Ministro Zanonato, chieda adesso agli Italiani se sono disposti a pagare 9 € al mese per diminuire in atmosfera 9,6 milioni di Tonnellate di CO2 ed in generale per contribuire alla riduzione delle importazioni di combustibili fossili.

Apprezziamo la posizione che il Ministro dell’Ambiente Orlando ha recentemente esposto in Parlamento:

•Riforma degli incentivi alle rinnovabili, senza “fermare un settore strategico”;

•Sostegno alla generazione distribuita, con SEU e accumuli;

•Stabilizzare le detrazioni per l’efficienza energetica.

Consideriamo anche la situazione, ancora grave, legata alle migliaia di PMI italiane che hanno ancora i tetti in amianto. Con la realizzazione di un impianto fotovoltaico in sostituzione dell’eternit, oltre ai vantaggi di autoconsumo e risparmio in bolletta, le aziende potrebbero definitivamente risolvere un’emergenza ambientale senza un aggravio di costo. Perchè non continuare a promuovere questa buona prassi già sperimentata con successo nel passato, magari finanziandola con l’abolizione di politiche pubbliche a nostro avviso non più giustificate come il servizio di interrompibilità – soprattutto in una situazione di overcapacity strutturale nella produzione di energia elettrica – o i sussidi CIP6 alle fonti assimilate?

Continuare ad investire nelle energie rinnovabili significa assicurare una maggiore indipendenza energetica, elemento che è la base per la ripresa economica del Sistema Paese.

Chiediamo al Governo un immediato e costruttivo confronto allo scopo di definire un percorso stabile, virtuoso e di medio/lungo termine che:

•garantisca la ripresa economica del Sistema Paese;

•individui nuovi obiettivi al 2030 ambiziosi e vincolanti per le energie rinnovabili, l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni nocive;

•programmi una espansione efficiente delle infrastrutture necessarie.

Solo attraverso la promozione di tecnologie energetiche pulite, rinnovabili e sostenibili nonché di infrastrutture di rete innovative si generano investimenti, si creano posti di lavoro, competitività ed indipendenza energetica.