Italia, la marcia indietro delle rinnovabili. Il commento del Presidente di ANIE Rinnovabili Emilio Cremona

Secondo gli ultimi dati di Terna, la quota di produzione da fonte verde nel 2015 è scesa dal 44 al 40 per cento. Pesa il dato dell'idroelettrico, ma le politiche degli ultimi tre governi hanno avuto un cambio di direzione sulle politiche governative alle energie da fonte rinnovabile.

Secondo il Presidente di ANIE Rinnovabili, Emilio Cremona in questi ultimi anni si è registrato un cambio di direzione sulle politiche governative alle energie da fonte rinnovabile. Nel resto dell’Europa gli Stati Membri bandiscono aste per impianti fotovoltaici di media/grande taglia con una logica di transizione dei meccanismi di supporto previsti dall’Europa, mentre in Italia all’esplosione delle fonti rinnovabili è seguito un improvviso blocco che ha generato repentini e forti disinvestimenti.

Secondo Cremona la gradualità nella transizione energetica andava fatta prima per rafforzare l’industria italiana delle rinnovabili, che ha apportato grandi benefici ambientali ed industriali al paese, nonostante in molti ritengano che il costo sostenuto sia eccessivo. Ora il blocco ha effetto solo di far morire le industrie facendole diventare colpevoli di problemi non loro.

Rimanendo in ambito fotovoltaico la spinta allo sviluppo delle piccole taglie, registrato nel 2015, è supportata da alcuni meccanismi previsti dalla normativa e regolamentazione vigenti, tra cui quello dei TEE, che il MiSE ha proposto di eliminare nel documento di consultazione sulle nuove linee guida dei certificati bianchi, e quello dell’autoconsumo che di recente sempre il MiSE ha dichiarato di voler revisionare, mettendo in crisi il business model di molti soggetti investitori dopo che solo a fine 2013 l’autorità per l’energia elettrica aveva definito il quadro regolatorio dell’autoconsumo.

Per quanto concerne le altre fonti rinnovabili (eolico, geotermico, idroelettrico, biomasse, solare termodinamico) ANIE Rinnovabili è rimasta spiazzata dall’ultima legge di stabilità, in quanto la norma privilegia solo la tecnologia delle biomasse a scapito di tutte le altre ed impatterà sullo sviluppo di tali fonti. Infatti non è ancora ben chiaro se la previsione inciderà sul contatore del GSE oppure se le risorse economiche ad esso destinate saranno aggiuntive a quelle messe a disposizione del tetto di 5,8 miliardi di euro all’anno.

I dati di Terna confermano che il mix energetico tra tutte fonti rinnovabili diventerà il mezzo più efficiente per garantire il raggiungimento degli obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici, di sicurezza degli approvvigionamenti e di sviluppo industriale, anche se rileviamo come l’idroelettrico difficilmente potrà crescere ulteriormente in futuro. La strada maestra deve quindi essere un’efficienza ambientale, che passa attraverso quella energetica basata sulla riduzione degli sprechi e armonizzata con mezzi di produzione alternativi che riducano drasticamente il consumo di combustibili fossili attraverso l’impiego delle fonti rinnovabili, i cui impianti di taglia residenziale ed industriale vanno tutelati.

Gli accumuli sono in prospettiva un elemento essenziale se abbinato agli impianti da fonte rinnovabile intermittente o se impiegati per stabilizzare i comportamenti delle rete elettrica. “Occorre – afferma Cremona – che il governo italiano comprenda l’importanza del ruolo ricoperto delle imprese delle fonti rinnovabili e del loro indotto, in quanto espressione vitale del tessuto industriale del paese, e preservi questo patrimonio dando nuovo slancio al suo sviluppo con indicazioni chiare sul medio/lungo termine attraverso un piano energetico pluriennale, a cui i governi successivi possano dare stabilità e confermare le linee di indirizzo”.